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La casa di campagna 2


di PassPa
07.11.2014    |    10.054    |    2 9.7
"In fondo era per quello che avevo deciso di affittare quella casa..."
Appena Vittorio uscì dalla casa mi guardai e mi accorsi che ero ancora pieno del suo odore e dei suoi umori. Decisi che volevo dormire con quella sensazione addosso. E mi addormentai. Fu bello svegliarsi e sentire il suo odore, quell'odore di maschio su di me e ancora con gli occhi chiusi toccarmi e ricordare quel piacere che mi aveva dato nel farmi sentire una vera troia mentre mi possedeva e godeva di me e su di me.
E mentre mi toccavo pensavo alle parole che aveva detto, a quello che avrei scoperto rispetto a quel Cesare che avevo incontrato a casa sua......
Dopo un poco decisi di farmi una doccia e di lavorare un poco. In fondo era per quello che avevo deciso di affittare quella casa.
Lavorai bene per quasi quattro ore. Non importava l'ora, non dovevo rispettare orari precisi per pranzo o cena. Ero solo e padrone del mio tempo e di me stesso.
Decisi pertanto di approfittare della luce che ancora c'era e del tepore per andare a fare una nuotata. Anche stavolta non c'era nessuno sulla piccola spiaggia e decisi che potevo fare il bagno nudo per sentirmi più libero.
Nuotai a lungo e fu molto piacevole sentirmi parte della natura. Uscendo dal mare e mentre mi asciugavo vidi non lontano una macchina ferma, con i finestrini abbassati e un braccio muscoloso che usciva dal finestrino. Non capivo chi fosse alla guida e così non ci feci più caso e mi avviai verso casa.
Quando arrivai davanti la porta prima di entrare rividi quella machcina che passava dal vialetto che avevo in comune con la casa di Vittorio. Pensai che magari qualcuno era andato a farlgi visita e entrai per farmi una doccia e cenare.
Notai che l'acqua faceva nuovamente gli scherzi e alternava quella calda con improvvisi getti di acqua fredda che non erano il massimo.
Capii che si era nuovamente guastata la caldaia, o ......... Vittorio non l'aveva aggiustata bene per una ragione ben precisa.......
Per quella sera decisi che non avevo voglia di uscire e andare a chiedergli nuovamente un "intervento", anche se quello che aveva fatto era stato notevole.
Andai a letto a leggere un pò, magari l'indomani la caldaia avrebbe funzionato.
Feci dei sogni strani, complicati, pieni di uomini che mi chiamavano e facevano delle proposte oscene.
Svegliato preparai un caffè forte e provai la caldaia che, nemmeno a dirlo, non funzionava.
Provai a chiamare casa di Vittorio, ma nessuno rispose e mi rassegnai ad andare di persona a vedere se c'era qualcuno.
MI avvicinai e chiamai, e anche questa volta l'unico che si presentò al mio chiamare fu l'altro uomo, quel maschio che mi aveva accolto la prima volta e che anche questa volta era a torso nudo ed eccitante.
Lo salutai e gli dissi il motivo della mia visita. Lui si mise a ridere e mi disse che Vittorio era proprio una schiappa ad aggiustare le cose. Mi propose di entrare per un caffè che aveva appena mesos sul fuoco e che poi sarebbe venuto lui a controllare il guasto, se volevo.
Accettai e mentre entravamo mi disse di chiamarsi Cesare......... Quel Cesare....... pensai.
Quella informazione mi metteva a disagio, anche se la curiosità di capire cosa poteva succedere mi spingeva a rimanere.
Pensando che ero lì per capire cosa volevo dalla vita, entrai e mi misi seduto mentre Cesare versava il caffè.
Si sedette accanto a me, sul divano, e mentre bevevamo il caffè mi guardava sorridendo. Ero curioso e risposi al sorriso, aspettando di capire che succedeva. Non dovetti aspettare molto. La sua mano cominciò a toccarmi il collo, quasi un massaggio, ma sempre con più forza, sino ad infilare la mano sotto la maglietta e sempre più giù. La sua mano aveva una pelle ruvida che al tocco mi eccitava non poco. Dopo un poco le mani erano diventate due e mi abbracciava da dietro dopo che mi aveva sollevato e messo sulle sue gambe. La maglietta volò via e sentii il contatto con il suo petto, il suo pelo, i suoi capezzoli che erano duri e grandi, anche per via dei piercing. Improvvisamente Cesare mi afferrò il viso, infilando le sue dita nella mia bocca, e immediatamente cominciai a succhiare le sue dita grosse e ruvide, come se fossero dei cazzi che mi fottevano la bocca. La cosa lo eccitò, credo, visto che da sotto cominciavo a sentire dei movimenti, come un qualcosa che si ingrossava e che premeva.
Sentivo che l’eccitazione cresceva e improvvisamente Cesare fu come se subisse una trasformazione. Cominciò a toccarmi dappertutto e mi sollevò come se fossi senza peso. Mi strappò i pantaloncini e cominciò a mordermi il culo, alternando leccate sul buco e morsi anche vicino le palle. Faceva male, ma non volevo smettesse. Capì che mi piaceva e cominciò a farlo su tutto il corpo. Le braccia, il collo, i capezzoli che leccava, tirava, mordeva. Decisi di provare a fare qualcosa anche io e lo toccai prima sulle cosce di marmo, poi sulle spalle enormi, poi sul petto peloso e muscoloso. Gli piaceva e mi lasciava fare, ma fu quando gli toccai i capezzoli che capii cosa voleva. Glieli tiravo e mugolava. Glieli leccavo e mi stringeva i coglioni. Glieli mordevo e mi afferrò la testa e cominciò a darmi il ritmo che voleva lui. Da quel momento in poi prese in mano la situazione e cominciò a darmi degli ordini, con una voce dura, maschia di quelle che non ammettevano rifiuti o dubbi. Si doveva ubbidire. Cominciò anche a insultarmi. “Troietta che non sei altro. Ti piace succhiarmi i capezzoli, vero? Lo senti come sono duri e lunghi? Ti piace che ho i piercing? Lecca, succhia, che poi passiamo ad altro”. Non sapevo se avere paura o lasciarmi andare. Non sapevo dove voleva arrivare, ma ….. il gioco mi piaceva e capivo che il ruolo di troietta sottomessa mi piaceva. Dopo un po’ mi prese la testa e mi aprì la bocca, prima infilando nuovamente le dita, sino in gola, poi sputandomi dentro una gran quantità di saliva. Mi ordinò di non ingoiare, che mi sarebbe servita per farlo godere….
Capii cosa intendeva appena mi prese la testa tra le mani e si alzò. Vidi per la prima volta in primo piano il suo cazzo. Se mi era sembrato grosso quello di Vittorio, questo era veramente impressionante. Non era solo lungo, ma era veramente grosso di circonferenza. Mi disse di prenderlo in mano e mi ci vollero tutte e due le mani per prenderlo. Ma la cosa impressionante era la durezza che nonostante la lunghezza e la grossezza aveva raggiunto. Mi disse di cominciare a leccarlo “Leccalo, come se leccassi un gelato. Dal basso verso la punta. Ecco, così brava”. Lo leccavo e sapeva di piscio, e ancora una volta la cosa mi eccitava. Lo leccai per un po’, poi mi fermò e cominciò ad infilarmelo dentro la bocca. Per quanto allargassi la bocca non era facile. Ma lui cercava di farlo arrivare più in fondo che poteva. Ne fece entrare una metà, e cominciò a scoparmi, tenendomi ferma la testa e guardandomi in faccia. Vedevo la goduria nei suoi occhi e mi piaceva che ero io a farlo godere.
In effetti quest’uomo era molto più rude e violento di Vittorio, e pensai per un istante cosa sarebbe stato essere nelle mani di tutti e due insieme. Ma il pensiero decisi di lasciarlo perdere e di godermi il momento. Magari ci sarebbe stata un’altra occasione…..
Cesare accelerò la scopata nella mia bocca, anche grazie alla saliva che producevo oltre quella che avevo già da prima. Ad un certo punto mi disse “Preparati, rilassa la gola e ingoia tutto, altrimenti poi ti faccio vedere….”. Un urlo animalesco mi annunciò l’arrivo della sua sborrata. Allontanò un poco il cazzone e cominciò a sborrare a ripetizione sperma bianco e molto denso che mi entrava in bocca, depositandosi sulla lingua. Il sapore era molto acre, ma sapevo che dovevo ingoiare, anche per non affogare. E allora mi concentrai e leccavo e ingoiavo, mentre lui continuava a sborrare senza sosta. Fu tanta la sborra che uscì da quel cazzone. Non so dire quanta, ma mi sembrò un’infinità. Io ingoiavo e ingoiavo e lui continuava a sborrare. Gridava quasi mentre lo faceva, e mi teneva la testa ferma. Mi possedeva, era vero.
Finalmente sembrò che la sborra finisse, ma il cazzo, naturalmente era sempre durissimo. Tolse il cazzone dalla bocca e mi guardò. Mi prese nuovamente di peso e sentii la sua potenza fisica di maschio dominante a cui mi ero abbandonato. Mi portò fuori, nel magazzino dove c’era un materasso, evidentemente era dove dormiva lui.
Mi buttò sopra e si spogliò completamente. Era magnifico vederlo nudo, con il cazzo ancora duro e lungo. Mi mise a pancia in giù e si distese sopra di me infilando il cazzo tra le mie gambe che teneva strette tra le sue. Sentii il suo peso su di me. Mi disse “Ora dormiamo un po’. Poi proviamo un altro gioco…… magari nel frattempo arriva Vittorio!”. Dopo un poco sentii che il peso aumentava e che il respiro si faceva robusto. Si era addormentato su di me, e io chiusi gli occhi godendomi quella situazione……. (continua)
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